L’Occhio del Grande Stronzo

Come stai oggi?

Sta malissimo, semplice.

Dove sei?

E dove potrebbe essere. È una bella giornata, guarda la natura irriverente, mentre tracanna del lurido e spietato vino californiano. Zinfandel. 3 euro e 50. Qualità d’importazione globalizzata e spudorata!
In compenso è un vino molto alcolico, con una gradazione decente, 14 gradi e mezzo. Il gusto? Forte. È sufficiente. Fare i degustatori oggi, più che mai, è degno di inutile ridicolaggine caucasica.
Lui aveva bisogno di alcol. Alcol imponente, vigoroso, muscoloso, degno della taurina forza che ogni misero anela.

Ma insomma, come va?

Va che la sua vita scorre. Squallida, semplice, sotto i piedi. Non riesce a controllarla, neanche prova a farlo.
Tutto quello in cui credeva è lì, in quel lugubre calice. Nero come la roccia vulcanica. Terrificante nella sua pacchianeria. La grazia estetica: anche quella, attualmente, si scontra con la realtà.
Il suo mondo? I ricordi? I desideri? Sempre lì, nel calice. Ad annegare nello scarlatto e screziato liquore di dionisiaca putrescenza. Lui sta sprofondando, insieme al suo mondo di stronzi. E chi era il capo supremo della schiera infernale, dalla favella presuntuosa e accidiosa? Proprio lui: Il Grande Stronzo.

Il Grande Stronzo non era tornato.

Il Grande Stronzo non ne aveva approfittato.

Il Grande Stronzo non aveva scelto.

Il Grande Stronzo aspettava.

Il Grande Stronzo era ed è semplicemente uno stronzo.

 

Quanto turpiloquio! Moderazione! Ma chi ascolta? Chi origlia dietro le pareti metatestuali dell’incosciente curiosità? Chi mai si degnerebbe di questo gravoso compito?

Nessuno. È l’indifferenza.

Corretta. Perché il Grande Stronzo non può che essere ascoltato da altrettanti stronzi. Ma quelli non ci sono. Gli stronzi non sono mai esistiti! Chi crede di esserlo è un pazzo! Un decerebrato!
Il Grande Stronzo allora si trastulla, è beatificato nella propria frullante e infantile ebbrezza.
Però, davvero, anche glorificarsi così tanto… di questi tempi…
Bisognerebbe agire! Guardare l’umanità attraverso i tentacoli multimediali. Vi è da imparare da questa collettiva massa di originali intelligenze!
Ma dall’ambiente irriverente della Natura l’umanità pensante è fuggita.
Dove è scappata? Dove si è rifugiata? Nei suoi anfratti di socialità. È un nuovo Umanesimo! Dipingono! Scrivono! Esaltano i maestri del passato, rincorrono l’emulazione! Palesano la loro cultura enciclopedica! Citano, citano parecchio.

È un’umanità straordinaria! E che pena per il Grande Stronzo! Non riesce a cogliere il messaggio, l’invito alla beltà!
Perché sì, sono belli i loro balconi, dove danzano trasbordanti di Parnaso e cantano l’inno alla vita. Erano belli. Perché adesso sono impegnati a pulire l’orestiade coltello colante di carminio cruore.
Sono belli i loro dipinti, dove mostrano l’espressionismo delle loro anime. Il mostro è dentro, non è fuori, che stiano tranquilli.
Sono belle le loro confessioni al Dio in cui credono. Il Dio che dà loro una casa, un lavoro, un letto caldo dove posare i figli e i sogni. E dire loro addio.
Sono belle le bestie umanizzate con la quale comunicano. Loro non rispondono, continuano a essere irriverenti come l’inflessibile Genitrice. Ma sì, guardano, latrano qualcosa, sì, sembrano vicini.
Sono belle le loro riflessioni sul futuro, su quello che vi sarà dopo. Crisi, economia in ginocchio, speranza, nuova consapevolezza. 437 milioni di tonnellate di progetti. Una sola risposta: ma non la conoscono. Però enunciano argomentazioni meravigliose! Seguono economisti e ambientalisti, ancora.  Perché questi hanno molto da annunciare nel tempo libero!
E come sono belli i loro volti! Prima erano invisibili. Gli occhi sinceri, le pose naturali… ebbene sì, questa Genitrice indifferente è proprio sorda alla loro eleganza. Chissà perché mai…
E quanti autori iberici vengono recuperati! Essi, mediterranei pianti nel mare dell’incomunicabilità terziaria occidentale, adesso sono inconsapevoli emissari del nuovo barlume sciovinista! Il futuro è passato. Il futuro è mistero. Il futuro è postmoderno. Il futuro non esiste, ma ha un che di luccicante.
È un’umanità forte. Impegnata in una guerra tenebrosa contro un nemico subdolo e invisibile. Che non si vede, che non si esprime. E che non ha mai dichiarato alcuna guerra.
Ma l’umanità resiste, nelle case, nel proprio coagulato coacervo d’incerta cultura occidentale. Poi però…

… una corsetta…

… la bestia e i suoi bisogni fisiologici…

… il ritorno alla residenza…

… la carta igienica…

… ma le poste sono aperte? …

… ma non era la Fase 2? Ah, avevo capito male…

… sì però che palle, provate voi a stare con quattro bambini…

… le sigarette? Al tabaccaio posso andare, vero?…

… scusate, volevo solo farla finita.
Il Grande Stronzo guarda e non capisce. Si deprime e continua a non capire. Si ubriaca con sapori d’una California lontana, di fantiana memoria. Cita anche lui.

Proprio perché è stronzo.

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